RdC, proposte SVIMEZ per cambiarlo

“Non mi unisco al coro di chi vuol abolire il Reddito di Cittadinanza” sostiene il Direttore SVIMEZ Luca Bianchi in una intervista a Simona Brandolini del Corriere del Mezzogiorno:  “Ma servono modifiche, è grave che i controlli non siano ex ante”. “Pur essendo a favore di una misura contro la povertà, siamo stati critici perché mischiava la tutela della fragilità con le politiche attive per il lavoro. Sono due platee diverse”. La SVIMEZ aveva già lanciato un allarme in merito al fatto che “750 euro è una cifra piuttosto alta, che favorisce i single rispetto alle famiglie numerose, quindi uno scoraggiamento al lavoro”. Infine, una considerazione: “la povertà minorile, educativa, familiare non si risolve con un’erogazione di carattere monetario, ha bisogno di servizi di cittadinanza”.

Gli effetti macroeconomici della crisi dell’Ilva di Taranto

Qual è l’impatto per l’economia italiana e, in particolare per l’industria meridionale, della crisi dell’ILVA? La SVIMEZ ha valutato tale impatto, distinto per le diverse aree geografiche.

Si meliora dies, ut vina, poemata reddit, scire velim, chartis pretium quotus arroget annus. scriptor abhinc annos centum qui decidit, inter perfectos veteresque referri debet an inter vilis atque novos? Excludat iurgia finis, ÒEst vetus atque probus, centum qui perficit annos.Ó Quid, qui deperiit minor uno mense vel anno, inter quos referendus erit? Veteresne poetas, an quos et praesens et postera respuat aetas?
ÒIste quidem veteres inter ponetur honeste, qui vel mense brevi vel toto est iunior anno.Ó Utor permisso, caudaeque pilos ut equinae paulatim vello unum, demo etiam unum, dum cadat elusus ratione ruentis acervi, qui redit in fastos et virtutem aestimat annis miraturque nihil nisi quod Libitina sacravit.

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Un volano per il Sud e l’ambiente

È da apprezzare la scelta del governo che ha creato un dicastero ad hoc sul mare affidato a Nello Musumeci; preoccupa però che la dispersione delle deleghe tra diversi ministeri in materia di porti, di competenza di Matteo Salvini, e di Zes, attribuita a Raffaele Fitto, non favorisca un approccio unitario al problema che invece richiede grande attenzione, visione e tempestività. Oggi 1 porti, quelli meridionali, segnatamente Gioia Tauro, Augusta, Palermo, Catania, Bari, Taranto e Napoli, sono strategici al pari se non più di Trieste e Genova, nella misura in cui l’Italia intenda riappropriarsi del rango che le spetta nel Mediterraneo. Una priorità che, se per noi è vitale, lo è sempre più per l’Europa alla luce non solo delle guerre in corso e dell’emergenza energetica, ma anche per la drastica ristrutturazione e riconversione della globalizzazione.
In questa prospettiva, il fatto che l’economia meridionale contribuisca oggi solo per il 10 per cento all’export nazionale evidenzia quanto poco efficace sia ancora l’attenzione a sviluppare una rete di connessioni con la sponda sud del Mare Nostrum e- ancor di più e da decenni – la capacità di intercettare i traffici che da Suez transitano per il Mediterraneo per dirigersi alle svariate destinazioni sul continente.
Da anni la Svimez sollecita lo sviluppo dell’intermodalità marittima e ferroviaria, che, oltre a giocare un ruolo determinante per la crescita e la connessione coste-zone interne del Mezzogiorno, risulta essenziale per conferire all’Italia la sua naturale centralità logistica di area.
C’è una nostra imperdonabile sottovalutazione dei tanti vantaggi competitivi che potremmo trarre grazie alla nostra posizione. Il Sud ha evidenziato ottime performance nei comparti del traffico marittimo Ro-Ro e container, dimostrando come vi sia un ampio spazio di mercato per il trasporto intermodale e combinato gomma-ferro e gomma-mare di adduzione ai porti meridionali, lungo i Corridoi intermodali marittimi costieri tirrenico e adriatico.

Nel 2023 il PIL del Mezzogiorno cresce oltre la media nazionale

NEL 2023 IL PIL NEL MEZZOGIORNO (+1,3%) CRESCE OLTRE LA MEDIA NAZIONALE (+0,9%) CON IL CONTRIBUTO DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI. AL NORD RALLENTA LA CRESCITA PER LA FRENATA DELL’INDUSTRIA (+1% NORD-OVEST, +0.9% NORD-EST). IL CENTRO RESTA INDIETRO (+0,4%).

NEL 2023 IL SUD CRESCE PIÙ DEL NORD, IN STAGNAZIONE IL CENTRO

La SVIMEZ stima una crescita del PIL dell’Italia del +0,9% nel 2023, in decelerazione rispetto al +4% del 2002, ma comunque al di sopra della media Ue (+0,4%).
La dinamica del prodotto è stata eterogenea tra macro-aree e regioni italiane. Nel 2023, la crescita del PIL delle regioni meridionali è stata superiore a quella delle altre macro-aree: +1,3% contro +1% del Nord-Ovest, +0.9% del Nord-Est e +0,4% del Centro. Il Sud non cresceva più del resto del Paese dal 2015 (+1,4% contro il +0,6% del Centro-Nord).
Altrettanto favorevole al Sud si è mostrata la dinamica occupazionale. Gli occupati nel Mezzogiorno sono aumentati del +2,6% su base annua, più che nelle altre macro-aree e a fronte di una media nazionale del +1,8%.

La diversa composizione settoriale della crescita spiega i differenziali nelle variazioni di PIL osservati a livello territoriale nel 2023.

La crescita più accentuata del PIL meridionale è stata sostenuta soprattutto dalle costruzioni (+4,5%, quasi un punto percentuale in più della media del Centro-Nord), a fronte di una più contenuta contrazione del comparto industriale (-0,5%) e di una crescita dei servizi dell’1,8%.

La dinamica del PIL è stata debole nelle regioni del Centro (+0,4%), meno della metà della media nazionale. A determinare questo risultato hanno contribuito un calo del valore aggiunto industriale più che doppio rispetto alla media nazionale (-2,6%; -1,1% il dato Italia) e una crescita dei servizi che si è fermata al +1,1% (+1,6% la media nazionale), che hanno sterilizzato la buona dinamica delle costruzioni (+6,2%).

Nel Nord-Ovest la crescita del PIL, pari all’1%, è stata condizionata dal calo del valore aggiunto industriale (-1,4%) e dalla crescita molto più contenuta della media nazionale delle costruzioni (+2,5%). Nel Nord-Est, è stata soprattutto la dinamica piatta del valore aggiunto industriale a contenere la crescita del PIL al +0,9%.
I fattori climatici avversi che hanno caratterizzato gran parte dell’anno hanno penalizzato l’agricoltura. Il valore aggiunto del comparto è diminuito in tutte le ripartizioni del Paese, con l’eccezione del Nord-Ovest (+6,4% dopo la forte flessione del 2022): -6,1% nel Centro, -5,1% nel Nord-Est, -3,2% nel Mezzogiorno.
Il risultato delle due macroaree è anche dovuto al diverso contributo della domanda estera. Al Centro-Nord, lo stallo dell’export (-0,1% sul 2022) ha privato le economie locali di un tradizionale traino nelle fasi di ripesa ciclica. Al Sud, viceversa, l’incremento delle esportazioni di merci, al netto della componente energetica, si è portato al +14,2% (+16,7% i beni strumentali; +26,1% i beni non durevoli).

La congiuntura del 2023 si colloca nella fase di ripresa post-Covid iniziata nel 2021 che ha visto il Mezzogiorno partecipare attivamente alla crescita nazionale, collocandosi stabilmente al di sopra della crescita media dell’Ue (+0,4 nel 2023). Il dato di crescita cumulata del PIL 2019-2023 del +3,7% nel Mezzogiorno ha superato l’analogo dato del Nord-Ovest (+3,4%) e, soprattutto, quello delle regioni centrali (+1,7%). Ha contributo a scongiurare l’apertura del divario di crescita Nord-Sud osservato in precedenti fasi di ripresa ciclica l’inedita intonazione di segno marcatamente espansivo della politica di bilancio.

GLI INVESTIMENTI IN OPERE PUBBLICHE SOSTENGONO LA CRESCITA DEL SUD, BENE ANCHE I SERVIZI

Sulla crescita del PIL del Mezzogiorno ha inciso in maniera rilevante l’avanzamento degli investimenti pubblici cresciuti, nel 2023, del 16,8% al Sud, contro il +7,2% del Centro-Nord.
Nel complesso delle regioni meridionali gli investimenti in opere pubbliche sono cresciuti da 8,7 a 13 miliardi tra il 2022 e il 2023 (+50,1% contro il +37,6% nel Centro-Nord). Una dinamica sulla quale dovrebbe aver inciso significativamente il progressivo avanzamento degli investimenti del PNRR e l’accelerazione della spesa dei fondi europei della coesione in fase di chiusura del ciclo di programmazione 2014-2020.
Intervenendo in un contesto nel quale le costruzioni contribuiscono in maniera significativamente più rilevante alla formazione del valore aggiunto, gli investimenti in opere pubbliche hanno generato effetti espansivi più intensi al Sud. La SVIMEZ stima in particolare un contributo della maggiore spesa in investimenti pubbliche (PNRR e altri investimenti) alla crescita del PIL del Mezzogiorno del 2023 pari a circa mezzo punto percentuale (il 40% circa della crescita complessiva).
Viceversa, la spesa pubblica per incentivi alle imprese è cresciuta del 16% al Sud, dieci punti percentuali in meno rispetto al Centro-Nord (+26,4%). Un differenziale che riflette la minore capacità del tessuto produttivo meridionale, caratterizzato da minore presenza di imprese di maggiore dimensione, di assorbire le misure “a domanda” di incentivo di ammodernamento tecnologico e digitale finanziate dal PNRR.

Anche il terziario ha contribuito in maniera significativa alla crescita del PIL meridionale: +1,8% di incremento del valore aggiunto. Sul dato del Sud hanno inciso due fattori. In primo luogo, la crescita relativamente più sostenuta di alcune attività strettamente connesse all’espansione del ciclo economico quali trasporto e comunicazioni. Inoltre, nel 2023 la crescita delle presenze turistiche è risultata di circa un punto percentuale più accentuata nell’area centro-settentrionale (+8,5% nel Sud, + 9,7% nel Centro-Nord), ma nel Mezzogiorno si è mostrata più accentuata la crescita degli arrivi dell’estero, ai quali sono associati livelli di spesa turistica significativamente più elevati.

LE REGIONI ITALIANE NEL 2023

Nelle regioni del Centro-Nord, si segnala la crescita di Piemonte (+1,2%) e Veneto (+1,6%). In Piemonte la crescita è stata trainata dall’andamento relativamente favorevole dell’industria in senso stretto (+1,7%) e dei servizi (+1,3%); buona in Veneto la crescita delle costruzioni (+4,7%) e dei servizi (+2,3%), trainati dal buon andamento del turismo (la regione ospita quasi il 16% delle presente turistiche nazionali).

Il dato della Lombardia (+0,9%) è stato influenzato dal calo registrato nel comparto industriale (-2,5%), uno dei più forti tra le regioni centro-settentrionali, sul quale ha inciso il dato deludente dell’export (+1,2%), una componente della domanda che in altre fasi di ripresa aveva sostenuto l’economia regionale. Anche un’altra “export-economy” del Paese, l’Emilia-Romagna, ha subìto la frenata del commercio estero e più in generale il rallentamento dell’economia tedesca, in stagnazione nel 2023; il PIL della regione è cresciuto nel 2023 del +0,6% per effetto della dinamica piatta dell’industria che ha scontato in negativo la forte integrazione con la manifattura tedesca. Da segnalare anche, in Emilia-Romagna, il calo di oltre il 10% del valore aggiunto agricolo.

Tre regioni italiane registrano nel 2023 un dato negativo di andamento del PIL: Toscana (-0,4%), Marche e Friuli-Venezia Giulia (-0,2%). In Toscana è stato forte il calo dell’industria (-3,2%) e stagnante la dinamica delle costruzioni, in controtendenza rispetto al resto del Paese; nelle altre due regioni va segnalato l’andamento negativo dell’attività industriale (-1,5% nelle Marche e -1,9% in Friuli) non compensato dalla crescita del terziario. Da segnalare anche il calo a doppia cifra dell’export nelle Marche (-12,3%) e in Friuli-Venezia Giulia (-13,6%).

Positiva la dinamica del PIL in tutte le regioni meridionali, anche se in presenza di marcati differenziali di crescita. Emerge in particolare la variazione positiva del PIL siciliano (+2,2%). Hanno influito dinamiche ancor più favorevoli che nel resto del Mezzogiorno delle opere pubbliche (+60,4%) e più in generale degli investimenti pubblici (+26%); anche l’industria è cresciuta significativamente (+3,4%), arrestando una tendenza di medio periodo alla deindustrializzazione.
Piuttosto omogenea e sostenuta è stata la crescita del PIL in Abruzzo, Molise (+1,4%), Campania (1,3%) e Calabria (1,2%), con alcune differenze di carattere settoriale. In Abruzzo la crescita ha riguardato anche il settore industriale (+2%) che invece ha registrato una riduzione in Campania (-0,7%). Va segnalato, però, che la Campania risulta la regione italiana con la maggiore crescita delle esportazioni nel 2023 (+29%). In Calabria l’incremento di valore aggiunto delle costruzioni (+7,4%) ha sostenuto la crescita regionale insieme al terziario (+1,7%), nonostante il calo del settore industriale (-4,8%).

Più bassa la crescita in Basilicata (+0,9%) e Puglia (+0,7%). La Basilicata ha risentito di un calo dell’industria (-2,7%) più intenso di quello osservato per la media delle regioni del Mezzogiorno, compensato dalla buona performance del settore delle costruzioni (+8,4%, la crescita più intensa tra le regioni meridionali). La congiuntura dell’economia pugliese è stata segnata dalla forte caduta del valore aggiunto agricolo (-8,7%), che ha sottratto oltre tre decimi di punto percentuale alla crescita del PIL nel 2023, e dalla flessione del valore aggiunto industriale (-1,2%). Va tuttavia segnalato che la regione Puglia nel complesso del periodo 2019-2023 con una crescita del 6,1% è risultata la regione italiana più dinamica.

La crescita della Sardegna (+1,0%), infine, è stata stimolata dal settore delle costruzioni e soprattutto, data la sua diffusione e il maggior contenuto di valore aggiunto rispetto ad altre realtà meridionali, dai servizi (+1,9%). Molto negativo è risultato il dato dell’industria: -6,2% nel 2023.

Report sul Commercio in Campania realizzato dalla SVIMEZ

Lunedì 8 aprile alle ore 14,30, presso la sede Confcommercio Campania a Napoli, via Medina 40, si è tenuta la presentazione pubblica del Report sul Commercio in Campania realizzato dalla Svimez.

Il rapporto contiene un’accurata analisi dell’evoluzione e dello stato attuale del Commercio in Campania, e costituirà il presupposto per una riflessione sulle prospettive di sviluppo delle imprese, con particolare riguardo all’influenza della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale sull’evoluzione del settore.

Il comunicato stampa
Slide della presentazione

“Dove vanno le regioni italiane”. Previsioni 2023-2025

PRESENTANO IL REPORT SVIMEZ E REF SUI TERRITORI. ‘DOVE VANNO LE REGIONI ITALIANE. LE PREVISIONI 2023 – 2025.

Nell’occasione, sono state presentate le previsioni SVIMEZ-Ref 2023-2025 sul Pil delle regioni italiane.
Il modello econometrico della SVIMEZ consente di effettuare previsioni di breve – medio periodo a livello regionale e di valutare l’impatto delle politiche europee e nazionali, ordinarie e aggiuntive, sulla base di un’originale articolazione territoriale del quadro di finanza pubblica.
La presentazione del Report è stata l’occasione per riflettere su “dove stanno andando” le economie delle regioni italiane e sulle principali sfide che i cambiamenti strutturali in corso pongono ai diversi territori, in un contesto di policy in rapida evoluzione. Il rientro dalle politiche di bilancio espansive impone un uso accorto delle risorse disponibili conciliando crescita e inclusione, soprattutto nell’ambito del PNRR, per mantenere il Paese su un sentiero di ripresa coesa.
All’incontro hanno partecipato Luca Bianchi direttore generale della SVIMEZ, Fedele De Novellis partner Ref, Stefano Prezioso vicedirettore SVIMEZ, Alessandro Fontana direttore del Centro Studi di Confindustria, Alessandra Faggian docente di Economia applicata al Gran Sasso Science Institute.

Il Report
La relazione di Fedele De Novellis
La relazione di Stefano Prezioso
La relazione di Alessandro Fontana
La relazione di Alessandra Faggian

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